NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie.

Menichetti Marco I.N.S.

La SNS CAI e la ricerca scientifica in grotta

Marco Menichetti I.N.S.

Se c'è una montagna carsica che meglio di ogni altra ha costituito negli ultimi decenni "il laboratorio didattico" per la SNS CAI, certamente questa è Monte Cucco. E lo è stata non solo per le ricerche e i corsi sull'idrogeologia carsica e sulla speleogenesi, ma anche per lo studio dei materiali speleo-alpinistici e tante altre innovazioni nel campo della speleologia che vanno dall'uso dell'argano/winch nel soccorso speleo, alla realizzazione di filmati (Immagini dalle grotte prima e Phantaspeleo dopo).
Gli speleologi del Monte Cucco, quelli del G.S. CAI Perugia in primo luogo e poi anche quelli dell'alta Umbria dallo Speleo Club CAI Gubbio al G.S. CAI Valtiberino, insieme all'interno del Centro Nazionale di Speleologia, hanno sempre cercato di sviluppare l'esplorazione e le tecniche di progressione in grotta di pari passo con le conoscenze scientifiche sull'ambiente carsico. La stessa tecnica su sola corda, sviluppata a partire dai primi anni '70 proprio nell'area del M.Cucco, considerava la minima azione operativa (metodo MAO) nella progressione in grotta una condizione necessaria proprio per avere corpo e mente meno affaticati e dedicarsi alle osservazione del mondo sotterraneo.
Le Grotte del Monte Cucco hanno costituito e rappresentano tutt'ora una palestra per tante persone che si sono interessate agli aspetti scientifici della speleologia. Per molti è stata un campo fertilissimo dove condividere idee, progetti e anche per migliorare la propria preparazione culturale e professionale. Certamente l'ambiente carsico qui presenta delle caratteristiche tali che facilmente stimolano la curiosità e il desiderio di conoscenza. Certamente altri fattori hanno concorso in maniera determinante a far si che questa montagna dell'Appennino umbro-marchigiano sia sempre stata (lo è tutt'ora, per altri aspetti sempre del mondo speleologico) un importante laboratorio naturale scientifico ma anche umano. Esiste certamente la fortuita congiuntura che persone, anche di generazioni diverse, con professionalità e interessi differenti, hanno potuto avere in comune per anni gli stessi obiettivi, senza per altro trascurare la loro disponibilità a condividere conoscenze ed esperienze e soprattutto mettendosi in gioco in prima persona.
Esplorazioni, approfondimenti scientifici dei fenomeni osservati e condivisione e divulgazione in corsi, è il circolo virtuoso che da sempre ha guidato la speleologia al M. Cucco. Basti pensare alle ricerche sull'idrogeologia carsica e ai tanti corsi effettuati nell'ambito della SNS CAI, alle tantissime pagine di dispense prodotte. Attività questa che si è sviluppata già a partire dai primi anni '70 di pari passo con l'esplorazione del sistema carsico attraverso le varie "Operazioni Scirca".
La sperimentazione di nuove metodologie d'uso dei traccianti artificiali è stata oggetto, oltre che di importanti ricerche, anche di molti corsi, ai quali hanno partecipato almeno tre generazioni di speleologi. Conoscenze che poi sono state disseminate in molte altre aree carsiche. Più recentemente le potenzialità e le modalità d'uso di acquisitori automatici dei parametri idrogeologici e meteorologici all'interno delle grotte sono state introdotte proprio in corsi della SNS CAI a partire dai primi anni 90. Metodologie queste, che in parte hanno rivoluzionato il modo di studiare le acque e il clima delle grotte e che permettono di ottenere facilmente dati su molti mesi di osservazioni. Sistemi questi che vengono tutt'ora utilizzati ed implementati in molti sistemi carsici e che hanno portato importanti contributi alla conoscenza dei meccanismi di movimento dell'acqua all'interno dei massicci carsici. Non ultima è l'applicazione di queste strumentazioni e metodologie nello studio e nella gestione delle grotte turistiche o in cavità carsiche interessate da progetti di valorizzazione.
Probabilmente, l'esperienza più interessante che merita un approfondimento è quella che riguarda lo sviluppo delle teorie speleogenetiche. Già dalle prime esplorazioni della fine degli anni '60 dell'immenso sistema sotterraneo del M. Cucco avevo stimolato la curiosità degli speleologi sul ruolo dei meccanismi chimico-fisici nella corrosione carsica in relazione con la natura stessa della roccia carbonatica. In quegli anni le teorie speleogenetiche, almeno in Italia, erano conosciute da un punto di vista più naturalistico ed avevano trovato la loro sintesi in un importante convegno tenutosi a Varenna nel 1972. Le osservazioni fatte al M. Cucco avevano portato a considerare le reazioni chimiche, alla base dei meccanismi speleogenetici, da un punto di vista più termodinamico, che considerava anche i livelli energetici complessivi del sistema. Questo nuovo approccio fu sviluppato in quello che fu probabilmente il primo corso di speleologia scientifica organizzato dalla SNS CAI a Modena a metà degli anni '70 a cura del Prof. Bertolani. Le dispense di quel corso furono un vero e proprio abbecedario e base di partenza per molti speleologi che tentavano di applicare le loro conoscenze scolastiche e/o universitarie a quello che osservavano all'interno delle grotte. Oggi sappiamo che quelle intuizioni, sia in termini scientifici che didattici, furono lungimiranti e si muovevano nella stessa direzione lungo la quale si sviluppano tutt'ora gli studi chimico/fisici e le simulazioni sulla genesi ed evoluzione dei sistemi carsico dalla loro fase embrionale a quella più evoluta.
La scoperta e l'esplorazione della Buca di Faggeto Tondo a metà degli anni 80, così ricca di depositi minerali e soprattutto di gesso, ha contribuito poi ulteriormente ad osservare sotto una nuova luce il fenomeno carsico. Depositi di gesso erano noti qua e là nelle grotte del M. Cucco e soprattutto a Frasassi e la loro origine era alquanto controversa. Questa tematica è stata per alcuni anni oggetto di discussione e trattazione in alcuni corsi della SNS CAI svoltisi al CNS di Costacciaro tra il 1985 e 1988 sui depositi solfatici in grotta. Corsi che hanno portato a maturare le idee, di diversi gruppi di ricercatori, verso la comprensione e lo sviluppo dei meccanismi speleogenetici ipogenici. Infatti in questi anni viene riconosciuta l'azione fondamentale delle acque sulfuree, risalenti dal basso, come l'agente principale nella formazione dei maggiori sistemi carsici sotterranei, almeno in Italia Centrale. Per certi versi si è trattato di una vera e propria "rivoluzione copernicana" nelle teorie speleogenetiche, dove l'agente corrosivo della roccia, l'acqua insieme all'acido solfidrico, entra dal basso all'interno del massiccio calcareo per iniziare la sua azione corrosiva man mano che risale verso l'esterno.
La possibilità di effettuare un confronto diretto sia con le morfologie che con le mineralizzazioni presenti nei sistemi carsici dell'Appennino umbro-marchigiano ha permesso poi di testare queste teorie attraverso misure dirette dell'azione corrosiva delle acque sulfuree sulla roccia calcarea, tutt'ora attiva, nei rami più bassi delle Grotte della Gola di Frasassi. Azione che viene controllata dalla presenza di materia organica, soprattutto solfobatteri, che hanno un ruolo catalitico fondamentale nelle diverse reazioni chimico-fisiche della corrosione della roccia calcarea. E queste ultime sono le linee di ricerca di frontiera sulla speleogenesi che stanno attirando in Italia Centrale ricercatori e studiosi di molte parti del mondo. Ricerche queste, che hanno anche un interesse notevole per comprendere la possibilità dell'esistenza della vita su altri pianeti. Ed è proprio di questi giorni, la scoperta di acqua su Marte, mentre la presenza di grotte su questo pianeta è ormai nota e confermata da molte osservazioni. Una prima sintesi di queste ricerche si è avuta alla fine degli anni '90 quando al CENS di Costacciaro sono intervenuti in un seminario della SNS CAI, speleologi e ricercatori tedeschi ed americani che stanno sviluppando ricerche proprio in questa direzione.
AI di la delle pubblicazioni scientifiche prodotte negli anni, restano i numerosi corsi a cui hanno partecipato tanti speleologi provenienti da diverse gruppi speleologici e che hanno saputo poi disseminare i risultati delle ricerche e delle idee nelle loro sezioni CAI di appartenenza.
Certamente la ricerca scientifica non è l'obiettivo primario della SNS CAI, ma il mondo delle grotte ha permesso nel corso degli anni di sviluppare in un "sistema aperto" nel senso più ampio del termine, come quello del Centro di Speleologia del Monte Cucco a Costacciaro, dove sono stati condivise e compartecipate esperienze, conoscenze, idee, metodi, mezzi e dove la Scuola Nazionale di Speleologia del CAI ha svolto un ruolo primario catalizzante.

Estratto dal libro "50 anni di speleologia della Scuola Nazionale di Speleologia CAI 1958 - 2008"

a cura di Pino Guidi, Francesco Salvatori e Totò Sammataro