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Passo dopo passo ecco che la cosa si faceva sempre più avventurosa

Scritto Mercoledì, 21 Giugno 2017 da Walter Bronzetti nella categoria News

Una grotta, secondo me, è come un museo

“Finalmente posso dire di aver capito che cosa sono e come si formano le stalattiti e le stalagmiti. Ho potuto toccarle delicatamente e rimanere incantata dal miracolo che la natura sa compiere. Ringrazio le mie guide, anzi i miei angeli custodi, che hanno faticato e gioito con me.”

“-Sentite che silenzio, sentite com’è diversa l’atmosfera qui rispetto al mondo esterno con tutti i suoi rumori.- Questa è stata la frase che ci è stata detta da uno speleologo mentre, nel totale silenzio, dovevamo ascoltare la grotta. Ed è vero: in grotta si respira un’atmosfera completamente diversa da quella del mondo esterno. Intorno senti solo silenzio, intervallato ogni tanto dal picchiettio delle goccioline d’acqua che, cadendo, si depositano sulla roccia.”

“Una grotta, secondo me, è come un museo: tu entri e attorno a te vedi tantissime belle sculture, alcune alte e alcune basse, alcune storte e alcune dritte, ma tutte con un loro senso e una loro bellezza. L’unica differenza con i musei normali è che qui lo scultore è la natura.”

“Ecco che siamo entrati in un ambiente a noi sconosciuto, molto particolare, pieno di pietre di vari tipi: piccole, grandi, lisce, ruvide…ma la cosa che mi ha affascinato sono state queste colonne, di color chiaro, che si chiamano stalagmiti e stalattiti, che si sono formate goccia dopo goccia per secoli e secoli, ah che meraviglia la natura, incredibile!”

“Passo dopo passo ecco che la cosa si faceva sempre più avventurosa… - Attenzione ora vai a destra, allunga il piede, occhio alla pozzanghera, bravissimo, continua così! - Io dentro di me mi sentivo davvero orgoglioso dato che, con la poca vista che ho, riuscivo a destreggiarmi molto bene, in un mondo tutto nuovo.”

“Questa giornata in grotta mi è piaciuta tantissimo. È proprio vero che la grotta è un mondo a sé indescrivibile. Il clima all’interno della grotta è fantastico, dall’entusiasmo degli speleologi alla sensazione di tranquillità a fine percorso di andata quando ci siamo fermati e, spegnendo le frontali, siamo restati tutti in silenzio. Ero più comoda e rilassata seduta sul sasso che sul divano. Nel silenzio più assoluto sentire il rumore delle gocce d’acqua che cadevano dall’alto è stato rasserenante e allo stesso tempo strano, sicuramente non quotidiano.”

Questi sono alcuni contributi del gruppo giovani dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti che ha chiesto di replicare l’esperienza di accompagnamento in grotta compiuta l’anno scorso con i loro colleghi senior. Così domenica 26 marzo 11 membri del Gruppo Speleologico Trentino della SAT Bindesi Villazzano assieme a un esponente del Gruppo Grotte di Selva e altri due soci del Gruppo Grotte E. Roner di Rovereto hanno accompagnato 7 persone cieche e ipovedenti con alcuni amici e familiari a visitare la Bigonda in Valsugana.

Per chi non conoscesse questa cavità, trattasi di una grotta naturale che si trova sulla riva destra del torrente Brenta nei pressi di Selva di Grigno. La sua scoperta risale agli anni ’50 e nei decenni successivi il Gruppo Grotte di Selva ha continuato le esplorazioni, superando gli oltre 35 km di sviluppo. La grotta è chiusa da un cancello e la si può visitare solo accompagnati. Il primo tratto è sub-orizzontale e non necessita di particolare attrezzatura, se non il minimo necessario per addentrarsi in ambiente ipogeo: l’indispensabile casco munito di luce frontale, scarpe e vestiti adatti a un clima fresco e umido. Le visite vengono compiute per lo più in periodo invernale, perché più asciutto. La grotta presenta infatti un particolare sistema di laghetti e sifoni al suo interno.

La gita è stata preceduta da una serata informativa presso la Cooperativa Sociale IRIFOR del Trentino. Si è parlato di speleologia e, coadiuvandosi con del materiale tattile (rocce, fossili, un manichino speleo, vecchie scalette, corde) si è cercato di far percepire che tipo di ambiente si sarebbe andato a visitare.

Il ritrovo è avvenuto al mattino. Lasciate le macchine al paese ci siamo incamminati verso l’ingresso della grotta. L’avvicinamento è stato breve e su strada forestale comoda. Ci siamo cambiati, abbiamo fornito qualche ragguaglio sul modo migliore di procedere all’interno, ovvero a piccoli gruppi formati da uno speleologo, seguito da un cieco o un ipovedente e un altro speleologo. Qualche informazione indispensabile per la sicurezza e siamo partiti. C’è chi ha preferito seguire lo speleologo, appoggiando le mani sulle sue spalle o sul suo zaino, rendendosi conto dei movimenti che compiva nella progressione e chi ha preferito avanzare tenendosi per mano, affiancati dove lo spazio lo consentiva.

Abbiamo percorso il primo pezzo, che già presentava alcune peculiarità: la volta più bassa in alcuni punti dove abbiamo dovuto chinarci molto, superare delle passerelle in metallo onde evitare di bagnarci nell’acqua, mentre nelle varie sale abbiamo richiamato l’attenzione sulle concrezioni presenti: stalattiti, stalagmiti, eccentriche, cortine, tubolari, meduse, vasche. Dopo un’ora e mezza siamo arrivati a una saletta dove ci siamo raggruppati, ci siamo riposati e abbiamo mangiato qualcosa. È stato qui che su invito del capo gita abbiamo spento le luci e siamo stati inondati dall’oscurità. Ecco che abbiamo visto tutti il buio, quello vero, totale. In sottofondo il concerto dell’acqua, vicino e lontano, che cadendo goccia a goccia formava dei forte-piano ad eco. Trascorsa una mezz’ora siamo ripartiti. Più rapidi che all’andata un’ora dopo eravamo di nuovo fuori. La permanenza in grotta è stata intorno alle 3 ore.

I ragazzi sono stati tutti davvero bravi. Tanto più che hanno effettuato il percorso fidandosi per lo più della voce degli accompagnatori speleo. L’ambiente ipogeo non è di per sé facile e presenta ostacoli oggettivi notevoli. In questo caso abbiamo dovuto camminare su frane, con sassi più o meno appuntiti e scivolosi, evitare vasche e laghetti di acqua. Anche per gli speleologi è stata un’esperienza emozionante far conoscere un ambiente a loro caro a profani della disciplina. La grotta riecheggiava di voci e impressioni nuove. Un sentito grazie a tutti quelli che hanno partecipato al progetto.

Elisabetta Travaglia

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